“Il messaggio da diffondere nel mondo, tra i vivi, è che nulla vale la vita.”
Goffredo Fofi
SINOSSI
Joe Bonham è un giovane americano che, insieme a milioni di connazionali, viene chiamato a combattere durante la Prima Guerra Mondiale. Nel conflitto viene colpito da una granata. Joe sopravvive. Joe pensa e i suoi pensieri sono la nostra storia. Ore, giorni, anni, scanditi dal battito del cuore, dal pulsare del cervello, dal sibilo del respiro, dal rimbombo dei passi di medici e infermiere. Dopo anni di isolamento psico-fisico Joe riesce a comunicare con il mondo esterno e a ricevere risposta. Joe è ancora in battaglia e dalla trincea grida il suo SOS di vita.
Dalla prefazione di Goffredo Fofi (Tascabili Bompiani, III edizione, 2003)
“Romanzo di pacifismo integrale, esso venne esaltato al suo apparire dalla destra, che non voleva che gli Usa entrassero in guerra contro Hitler, e diventò un libro “di culto” per la sinistra al tempo della guerra nel Vietnam. Trumbo ne trasse un film che diresse egli stesso nel 1971, esordendo nella regia all’età di 66 anni […] e che fu, per inciso, tra i prediletti di François Truffaut […] L’incoscienza è fatta di sogni e ricordi, ma i sogni possono farsi facilmente incubi e la realtà, l’esperienza e il ricordo di una guerra ben concreta e la coscienza di una condizione che tocca il massimo orrore possibile di un’esistenza plurimutilata, è agghiacciante ed estrema, nella sua minuta possibilità residuale di viverla ancora, se quella è chiamabile vita […] il suo compito, il suo modo di tornare vivo: “Lui poteva parlare per i morti perché era uno di loro. Lui era il primo soldato fra tutti quelli morti dall’inizio dei tempi che avesse ancora una mente con la quale pensare”.
Fonderia Mercury - RSI
Tratto dal romanzo di Dalton Trumbo
Adattamento e regia: Sergio Ferrentino
con: Sax Nicosia, Roberto Recchia, Eleni Molos
Musiche originali: Gianluigi Carlone
Fonico: Davide Tavolato
Assistente alla regia: Roberto Recchia
Assistente di produzione: Monica De Benedictis
“Si, certo, mi ricordo il film..” Di solito questa è la risposta alla mia domanda su E Johnny prese il fucile, non sono molti quelli che l’hanno letto. I più informati ricordano “..ma Dalton Trumbo non era nella lista nera di Hollywood?” E’ in quel momento che si cerca di spiegare la scelta: adattare E Johnny prese il fucile per parlare della Prima Guerra Mondiale. Dalton Trumbo fece il film 32 anni dopo l’uscita editoriale; in realtà la parte curiosa fu quando, nel 1957, il suo prestanome a Hollywood vinse l’Oscar con un filmetto d’ambiente messicano, La più grande corrida. Ma noi siamo qui per parlare della Prima Guerra Mondiale, cento anni dopo. In attesa di essere sommersi da racconti, evocazioni, storie, testimonianze, diari, lettere, canti, cori… Qualsiasi traccia che possa raccontare cosa è successo in quei giorni, mesi o anni sarà utile per evocare. Forse Johnny non evoca, o meglio, usa la Prima Guerra per raccontare la guerra. Il legame con il centenario è saldo. Il protagonista fa parte di “quelli delle trincee”, è un soldato, uno dei milioni di giovani portati ad uccidere altri giovani. Ma quelli che hanno letto il libro o visto il film sanno che lui pensa ostinatamente dall’interno della sua detenzione corporea. Tutto il libro si muove e vive sui suoi pensieri di morte o di vita, solo pensieri con qualche ricordo della fidanzata, del padre, della madre… e poco altro. Dal punto di vista teatrale si può intuire un dolorosissimo monologo… ma dal punto di vista radiofonico entrano nel campo acustico i suoni, gli effetti e i tre livelli di recitazione su cui è impostato tutto l’adattamento. Perché tre livelli? E quali sono? Pensare, sognare, ricordare. Tre impostazioni diverse per narrare, intrecciate tra loro ma con caratteristiche acustiche saldamente separate dalla storia e dall’uso della voce. Pensare per parlare a noi stessi delle paure senza mediazioni. I sogni, immagini e desideri fuori controllo che si possono trasformare in incubi. I ricordi setacciati, quasi sempre positivi, sui quali s’inseriscono, scompostamente, quelli dolorosi. Alla voce si affianca la tecnica binaurale che si dedica a sottolineare, alimentare e amplificare gli effetti e i suoni che narrano insieme alla parola e alle musiche originali, rendendo quasi obbligatorio l’uso delle cuffie per l’ascolto del radiodramma. Tre voci, quindi, laceranti e lacerate dello stesso attore che servono a denunciare gli orrori della guerra, non della Prima Guerra Mondiale. E’ per questo motivo che dal 1939, ad ogni guerra americana, il libro è sempre stato ritirato dalle librerie. Così è stato per la Seconda Guerra, poi la Corea, poi il Vietnam. Ora è difficile trovarlo anche su eBay. Meglio lasciare ancora una traccia, per questa volta acustica.
Note di regia di Sergio Ferrentino