“Il pensiero di un atleta non suda e non fa fatica,
la mente può trascinarlo alla vittoria
o abbandonarlo nell’insuccesso.”
3 dicembre ore 19 e ore 21.30 OLBIA – CINETEATRO OLBIA
4 dicembre ore 21 LANUSEI – TEATRO TONIO DEI LANUSEI
5 dicembre ore 21 ORISTANO – TEATRO GARAU
Che cosa pensa un atleta mentre compie un’azione sportiva? Quali sono le parole che passano nella testa di chi sta correndo una maratona, di chi sta lanciando un peso, di chi sta lottando in vasca per vincere la medaglia d’oro alle Olimpiadi? Ecco da cosa parte Olimpicamente, perché tutti i racconti, anche quelli di sport, nascono con la voglia di rispondere ad alcune domande.
Gli eventi sportivi sono stati raccontati in molti modi: trasmissioni televisive, approfondimenti giornalistici, biografie romanzate, retrospettive cinematografiche. Olimpicamente vuole dare una prospettiva inedita, una visuale nascosta, ma allo stesso tempo privilegiata: raccontare i pensieri degli eroi sportivi durante i loro gesti atletici. L’ultimo centimetro dal traguardo, lo sforzo estremo per la medaglia d’oro, l’apoteosi della vittoria, ma anche l’attimo dell’addio, il record perduto, il sorpasso dell’avversario, l’istante della sconfitta.Sergio Ferrentino
Tutte le audiostories di Olimpicamente sono disponibili su Audible.
Nata come serie audio prodotta da Fonderia Mercury per Audible e in onda sulla RSI Rete Due, Olimpicamente trova nel teatro uno sbocco naturale che dà vita negli anni a una ricca distribuzione nei circuiti teatrali di tutta Italia. La serie si compone di 51storie olimpiche in cui abbiamo ipotizzato i pensieri dei grandi atleti delle Olimpiadi del passato prima durante e dopo il gesto atletico. Selezionando 5 o 6 tra i racconti più appassionanti e significativi, portiamo i pensieri anche sul palcoscenico, utilizzando la tecnica che Fonderia Mercury ha sviluppato fin dalla sua nascita: lo studio radiofonico sul palco e il pubblico che ascolta con radio cuffie e guarda l’allestimento della scena radiofonica. Che cosa pensava Jesse Owens nello stadio di Berlino mentre correva i 100 metri di fronte allo stato maggiore nazista? Cosa c’era dietro allo sguardo smarrito di Muhammad Alì mentre accendeva il braciere olimpico di Atlanta? Cosa provava Abebe Bikila correndo solitario e scalzo nella notte romana delle Olimpiadi del 1960? La Radio sul palcoscenico è per Fonderia Mercury la prosecuzione naturale del progetto Olimpicamente. Attraverso le voci e i corpi di quattro attori, si potranno restituire anche sul palco e in cuffia le suggestioni del racconto sportivo narrato in soggettiva.
Di Mario Mucciarelli. Adattamento e regia di Sergio Ferrentino
Con: Dario Sansalone, Grabriele Calindri, Daniele Ornatelli
Il 10 settembre 1960 è il giorno della maratona alle Olimpiadi di Roma: Il percorso della gara contraddice molte abitudini olimpiche. Sia la partenza che l’arrivo non sono previsti allo Stadio Olimpico. Si parte dal Campidoglio, in pieno centro, e il percorso si dipana lungo le direttrici dell’antichità. Alla partenza, tra i 75 partecipanti, non passa inosservata la presenza di un piccolo corridore dell’Etiopia, Abebe Bikila. Non è diverso da qualunque altro corridore se non per un dettaglio: è scalzo. Un piccolo uomo col pettorale numero 11, senza scarpe, magrissimo. Ma dopo l’avvio nessuno pensa più al piccolo corridore etiope. Sono le 17 e 30, c’è ancora il sole.
Di Flavio Stroppini. Adattamento e regia di Sergio Ferrentino
Con: Nicola Stravalaci, Alessandro Castellucci
Cuba. La rivoluzione. Lo sport. Queste le tre parole principali del Vangelo personale di Alberto Juantorena. Alcuni amici lo chiamavano il peggior giocatore di pallacanestro mai visto. Lui si era innamorato di quello sport. Rimbalzo, corsa, salto, canestro. L’allenatore polacco Zygmunt Zabierzowski lo convinse però a provare altro. La velocità. Dedicati ai 400 e agli 800 metri, i suoi 84 chili per 1.90 di altezza divennero un prototipo di fenomeno.
Di Gianmarco Bachi. Adattamento e regia di Sergio Ferrentino
Con: Roberto Recchia, Edoardo Lomazzi
Lo Zar semplicemente era imbattibile. E lo Zar era Aleksandr Popov. Per tutti era lo Zar, ma per gli americani era Big Dog, il cagnaccio. Perché non ti mollava mai. Inesorabile. Nel 2000 Popov si presenta a Sidney per affrontare la sua terza olimpiade. Può diventare l’unico nuotatore nella storia a vincere tre ori di fila nella stessa specialità. Il traguardo è lì ad un passo.
Di Gianmarco Bachi. Adattamento e regia di Sergio Ferrentino
Con: Roberto Recchia, Edoardo Lomazzi
Lo Zar semplicemente era imbattibile. E lo Zar era Aleksandr Popov. Per tutti era lo Zar, ma per gli americani era Big Dog, il cagnaccio. Perché non ti mollava mai. Inesorabile. Nel 2000 Popov si presenta a Sidney per affrontare la sua terza olimpiade. Può diventare l’unico nuotatore nella storia a vincere tre ori di fila nella stessa specialità. Il traguardo è lì ad un passo.
Di Gianmarco Bachi. Adattamento e regia di Sergio Ferrentino
Con: Alessandro Castellucci, Nicola Stravalaci
E' il giorno della finale del singolare maschile di tennis alle Olimpiadi di Atlanta. A contendersi l'oro, sul cemento degli impianti di Stone Mountain, ci sono Sergi Bruguera e Andre Agassi. Lo spagnolo è uno specialista della terra rossa, ha vinto per due volte il Roland Garros, arrivando fino alla posizione numero 3 del ranking mondiale. Agassi invece è semplicemente Agassi. Uno dei più grandi tennisti del decennio. Un'icona della sua generazione. Più che un tennista, una rockstar. E’ il 3 agosto del 1996: Agassi e Bruguera si preparano a scendere in campo.
Scritto e diretto da Sergio Ferrentino
Con: Alessandro Castellucci, Nicola Stravalaci, Daniele Ornatelli
Olimpiadi di Londra 2012. La finale per l’oro maschile del tennis si gioca a Wimbledon. Si sfidano Andy Murray, scozzese, e lo svizzero Roger Federer. Roger viene raccontato come l’anello di congiunzione tra un tennis antico e questo contemporaneo. Sulla carta Federer è favorito. Ma per Murray, oltre a giocare in casa, la finale per l’oro offre molte motivazioni, anche nascoste nel suo passato. E’ ad un passo dalla vittoria. Gli basta un solo game per vincere la medaglia d’oro.
Di Mario Mucciarelli. Adattamento e regia di Sergio Ferrentino
Con: Alessandro Castellucci, Nicola Stravalaci, Daniele Ornatelli
Il favorito dei 10 mila metri di atletica leggera, alle Olimpiadi di Tokio 1964, è Ron Clarke, australiano, detentore del record del mondo. Ma a vincere, dopo un ultimo giro pieno di colpi di scena, è Billy Mills, un atleta americano pressoché sconosciuto. Billy è un nativo americano, nato e cresciuto in una riserva, orfano dall’età di 12 anni. Il suo talento per la corsa gli ha offerto una via d’uscita alla disperazione e alla povertà. La vittoria di Mills resta nel cuore di tutti grazie all’incredibile rimonta finale.
Di Luca Gattuso. Adattamento e regia di Sergio Ferrentino
Con: Daniele Ornatelli, Nicola Stravalaci
Sono pochi quelli che oltre a vincere la medaglia con il record fanno anche la storia dell'atletica. Uno di questi è stato Robert "Bob" Beamon che il 18 ottobre 1968 alle Olimpiadi di Città del Messico letteralmente decolla dalla pedana del salto in lungo e atterra dopo 8 metri e 90 centimetri. Batte il record precedente di 55 centimetri. Mai nessuno prima di lui era riuscito e dopo di lui riuscì a migliorare il record del lungo così tanto. Il suo record resisterà imbattuto per 23 anni.
Di Antonio La Torre. Adattamento e regia di Sergio Ferrentino
Con: Daniele Ornatelli, Alessandro Castellucci
29 luglio 1996, stadio olimpico di Atlanta. Finale del salto in lungo maschile. E’ l’ultima gara della lunghissima carriera di Carl Lewis. Un atleta straordinario, capace di eguagliare il mito di Jesse Owens: vincere 4 medaglie d’oro in atletica leggera nella stessa edizione delle Olimpiadi. Il salto in lungo è la competizione alla quale Carl Lewis è più affezionato. E il numero 4 lo perseguita: con questa gara può conquistare 4 medaglie d’oro in 4 edizioni consecutive delle Olimpiadi, eguagliando il primato di Al Oerter.
Di Antonio La Torre. Adattamento e regia di Sergio Ferrentino
Con: Cinzia Spanò, Eleni Molos
25 settembre 2000, stadio olimpico di Sydney. Finale dei 400 mt femminili. 112000 spettatori, centododicimila presenti, una finale che per l’Australia assume un significato particolare. Può essere la finale della riconciliazione, può essere la finale della restituzione, del superamento di una storia di razzismo, di segregazione, di isolamento nei confronti della popolazione Aborigena. In quella corsia larga solo 1 metro e 20 centimetri, non c’è solo un’atleta , Cathy Freeman, ma anche le ragioni di un popolo, offeso, quasi cancellato e allo stesso tempo, il tentativo di riconciliazione.
Di Patricia Conti. Adattamento e regia di Sergio Ferrentino
Con: Patrizia Salmoiraghi, Cinzia Spanò
Al congresso della Sorbona del 1894, il barone Pierre de Coubertin annunciò per la prima volta l'idea di recuperare gli antichi Giochi di Olimpia, partendo da Parigi e dall'EXPO, già programmata nel 1900, sei più tardi. “Concorsi internazionali d’esercizi fisici e dello sport”. L'idea viene accolta con entusiasmo, ma sei anni parvero un periodo di tempo troppo lungo, così fu deciso di indire la Prima Olimpiade ad Atene, nel 1896, in attesa di Parigi. Non contente delle discipline proposte – le più consone gare di aquiloni e di tiro al piccione – per la prima volta nella storia, 22 donne ottennero di partecipare ai Giochi, alla pari degli altri 1211 atleti uomini. Le maschie porte dell'Olimpo sportivo erano state forzate da 22 maledette femministe. Una di queste si chiamava Charlotte Cooper. Tennista. Inglese. E sorda.
Di Mario Mucciarelli. Adattamento e regia di Sergio Ferrentino
Con: Gabriele Calindri, Dario Sansalone, Daniele Ornatelli
Nel 1972 Dave Wottle ha poco più di vent’anni. E’ un bravo ragazzo dell’Ohio, e’ un atleta, Dave. Un mezzofondista. E va forte. Si è qualificato per le Olimpiadi di Monaco ’72 in due specialità: 800 e 1500 metri piani. Nei trials americani, pochi mesi prima delle Olimpiadi, Dave ha fatto segnare il record del mondo degli 800 metri, in modo del tutto inatteso. Ma Dave è un ragazzo particolare. In quello stesso anno si è laureato alla Bowling Green State University. E subito dopo i trials si sposa con la fidanzata Jan. Dave gareggia sempre con uno scalcinato berretto a visiera sulla testa. Per tutti, Dave Wottle è “quello con il berretto da golf”. I giochi del 1972 , a Monaco, potrebbero essere la sua consacrazione.
Di Gianmarco Bachi. Adattamento e regia di Sergio Ferrentino
Con: Nicola Stravalaci, Alessandro Castellucci, Daniele Ornatelli
1992, giochi olimpici di Barcellona. Si corre la semifinale dei 400 metri piani maschili. Dereck Redmond, ha 26 anni, è il primatista britannico. E quell'attesa l'ha già vissuta un'altra volta, quattro anni prima, sulla pista di Seul. Era pronto, si stava riscaldando quando il tendine di Achille ha fatto crack. Tra le 56.000 persone che affollano lo stadio del Montjuic c'è anche il padre. Che lo ha visto partire e risollevarsi, che lo ha accompagnato fin lì e che adesso lo sta guardando dalla tribuna. E se potesse regalargli tutto il vento del mondo per portarlo al traguardo lo farebbe all'istante. Perché quello è suo figlio.
Di Luca Gattuso. Adattamento e regia di Sergio Ferrentino
Con: Dario Sansalone, Gabriele Calindri, Daniele Ornatelli
L’atletica leggera non è lo sport dove inventi. Guardiamo la disciplina principale: la corsa. Cosa vuoi inventare nella corsa? Scarpe, calzini, magliette traforate, integratori, contapassi, cronometri. Quasi nulla di fondamentale. Tutto è già stato definito, al massimo correggi qualcosa. Poi arriva il giorno in cui un atleta qualcosa inventa. Quell’atleta è Richard Douglas Fosbury detto “Dick” statunitense di Portland, Oregon, che nel 1967 sperimenta un salto in cui fa passare prima la testa oltre l’asticella concorpo rivolto verso l’alto. E’ una rivoluzione che, come tutte le rivoluzioni, è accolta dallo scetticismo diffuso se non con ostilità.
Di Gianmarco Bachi. Adattamento e regia di Sergio Ferrentino
Con: Edoardo Lomazzi, Dario Sansalone
Dire che Edwin Moses sia stato il più grande interprete dei 400 ostacoli di ogni tempo è dire tanto. Ma è anche non dire abbastanza. Per più di un decennio è stato semplicemente un'altra cosa. Non tanto per i due ori olimpici, per i record mondiali battuti. Nemmeno per quell'imbattibilità durata esattamente nove anni, nove mesi e nove giorni che gli ha fruttato una sequenza interminabile di 122 vittorie consecutive. Grazie a quei tredici passi tra un ostacolo e l'altro che solo lui era in grado di applicare. Sempre tredici. Un ritmo. Musica sul tartan. E dire che ai 400 ostacoli c'era arrivato quasi per caso. Al college, mentre studiava fisica e ingegneria.
Di Luca Cancellara. Adattamento e regia di Sergio Ferrentino
Con: Roberto Recchia, Gabriele Calindri
La superficie della Guinea Equatoriale è attraversata da est a ovest dal Rio Mbini, a nord il fiume Ntem percorre il confine col Camerun, a Sud il Rio Muni quello col Gabon. Lo sport più diffuso è la pelota, importata dagli spagnoli. “Unità, pace e giustizia” recita il motto del popolo Fang, un’etnia, tra le più diffuse del Paese. Eric Moussambani Malonga nel 2000, a 22 anni, ha potuto partecipare alle Olimpiadi, quelle Sidney. Specialità: 100 metri stile libero. Eric prima d’ora non era mai stato in Australia, non aveva mai visto una piscina olimpionica lunga 50 metri e fino a pochi mesi prima, otto per l’esattezza, non sapeva nuotare.
Di Gianmarco Bachi. Adattamento e regia di Sergio Ferrentino
Con: Margherita Saltamacchia, Patrizia Salmoiraghi
Flo-Jo, come era soprannominata Florence Griffith-Joyner, nasce a Los Angeles, in California. Nel 1984 ai Giochi olimpici di Los Angeles vince la medaglia d'argento nei 200 metri piani giungendo seconda dietro Valerie Brisco-Hooks. Nel giro di una breve estate Flo -Jo era diventata una donna bionica. Una bacchetta magica l'aveva trasformata. Mentre si prepara a salire sul podio per la premiazione, alle sue spalle cominciano ad addensarsi voci e sospetti.
Di Gianmarco Bachi e Luca Gattuso. Adattamento e regia di Sergio Ferrentino
Con: Cinzia Spanò, Eleni Molos
La storia degli atleti è il racconto dei successi, delle medaglie, delle vittorie, dei record. Quello che spesso non si racconta però sono gli episodi. Quelle piccole cose che possono interrompere la carriera di un atleta di successo. Piccole cose che spesso non c’entrano con lo sport. Come è successo a Gabriella Dorio.
Di Flavio Stroppini. Adattamento e regia di Sergio Ferrentino
Con: Francesca Zucchero, Patrizia Salmoiraghi
Los Angeles, California, Stati Uniti. 5 agosto 1984. Pomeriggio. Caldo come solo chi conosce Los Angeles può capire. Gabrielle Andersen Schiess ha 39 anni, è un’istruttrice di sci svizzera, a questa Olimpiade è tra le favorite. Poi però accadde qualcosa all’ultimo rifornimento: non lo prende. Si disidrata e con grande fatica arriva fino allo stadio, dove percorre il giro finale. 400 metri che dureranno 4 minuti e 55 secondi. Chi ricorda la vincitrice di quella gara, o la seconda, o la terza? C’è solo lei nella memoria di uno stadio, dei telespettatori in mondovisione.
Di Flavio Stroppini. Adattamento e regia di Sergio Ferrentino
Con: Francesca Zucchero, Patrizia Salmoiraghi
Los Angeles, California, Stati Uniti. 5 agosto 1984. Pomeriggio. Caldo come solo chi conosce Los Angeles può capire. Gabrielle Andersen Schiess ha 39 anni, è un’istruttrice di sci svizzera, a questa Olimpiade è tra le favorite. Poi però accadde qualcosa all’ultimo rifornimento: non lo prende. Si disidrata e con grande fatica arriva fino allo stadio, dove percorre il giro finale. 400 metri che dureranno 4 minuti e 55 secondi. Chi ricorda la vincitrice di quella gara, o la seconda, o la terza? C’è solo lei nella memoria di uno stadio, dei telespettatori in mondovisione.
Di Antonio La Torre. Adattamento e regia di Sergio Ferrentino
Con: Dario Sansalone, Edoardo Lomazzi
La corsa più lunga, la corsa del mito, la maratona. Nel giorno di chiusura delle Olimpiadi di Seul. Nessun italiano ha mai vinto una maratona alle Olimpiadi. E’ la corsa degli africani da quando a Roma vinse Abebe Bikila. A Seul tutte le gare dell’atletica leggera, dalle medie alle lunghe distanze, sono state vinte da corridori africani. Gelindo Bordin, ex-geometra, proverà a far quadrare i conti e a non rassegnarsi al dominio dato da molti per sicuro dei corridori africani.
Di Gianmarco Bachi. Adattamento e regia di Sergio Ferrentino
Con: Nicola Stravalaci, Daniele Ornatelli
Quando prende l’argento alle olimpiadi di Montreal nel ’76 Greg Louganis ha solo 16 anni ed è all’esordio. Quella volta perde da Klaus Dibiasi che infila il suo terzo oro olimpico consecutivo. Louganis perde quella volta e poi non perde più. Ma proprio più. Per 12 anni vince sempre, qualunque cosa, in qualunque competizione internazionale, giochi Panamericani, mondiali, olimpiadi. Oro. Sempre.
Di Flavio Stroppini. Adattamento e regia di Sergio Ferrentino
Con: Eleni Molos, Cinzia Spanò
Il fondatore delle moderne olimpiadi, quello dello spirito olimpico per intenderci, riteneva che fosse più indicato per le donne praticare sport senza mostrarsi in pubblico. Parliamo del Barone de Coubertin. Lo storico e pedagogo francese che giunse alla conclusione che gli sconfitti nella guerra franco prussiana non avevano ricevuto un'educazione fisica adeguata. Meglio su di un campo da gioco che in guerra! Le donne ? Niente. Così la pensavano i moderni, si fa per dire, testimoni di Olimpia.Dunque: alle prime olimpiadi di Atene non ci furono gentili signore. Ma poi passarono quattro anni. Parigi 1900. 22 atlete su un totale di 997 partecipanti. Il 2, 16 percento.
Di Antonio La Torre. Adattamento e regia di Sergio Ferrentino
Con: Gabriele Calindri, Daniele Ornatelli
Piscina Olimpica di Atene. E’ in programma la gara dei 200 metri stile libero uomini. E’ una gara molto attesa, qualcuno, forse esagerando, l’ha definita la “gara del secolo”. Anche grazie a strane coincidenze anagrafiche, tre generazioni di nuotatori, passato, presente e futuro della specialità, si ritrovano schierati sui blocchi di partenza. L’attesa è altissima. I motivi di rivincita e i temi tecnici pure esaltanti. In corsia centrale l’olandese Peter Van der Hoogeband, campione olimpico sui 200 crawl a Sydney 2000, capace quindi di vincere in casa di una nazione, l’Australia, che in quella olimpiade, contava di fare da mattatrice nel nuoto, grazie in particolare a un giovanissimo campione: Ian Thorpe.
Di Antonio La Torre. Adattamento e regia di Sergio Ferrentino
Con: Alessandro Castellucci, Daniele Ornatelli
Atene 2004, le prime Olimpiadi post 11 settembre. Oltre 1 miliardo d’euro in sicurezza. Un esercito di circa 70 000 uomini e 1250 telecamere, quattro volte più che a Sydney. Ma non sarà un’edizione da ricordare solo per questo. Sono le Olimpiadi del “centenario”, ma con otto anni di ritardo, sono le Olimpiadi con la più alta partecipazione femminile di sempre e sono, soprattutto, le Olimpiadi di Ivano Brugnetti. E’ il 20 agosto del 2004 e Ivano Brugnetti corre la 20 km di marcia.
Di Gianmarco Bachi. Adattamento e regia di Sergio Ferrentino
Con: Alessandro Castellucci, Nicola Stravalaci
Quattro medaglie d'oro sono quattro medaglie d'oro. Ma quattro medaglie d'oro vinte da un nero dell'Alabama in faccia a Hitler sono un'altra cosa. Il granello che inceppa la macchina di quelle celebrazioni del nazional-socialismo che furono i giochi di Berlino del '36. Lui. James Cleveland Owens, detto Jesse. Il figlio del vento e di un povero agricoltore emigrato in Ohio per provare a sfamare lui e i suoi nove fratelli. Lui. Quattro volte sul gradino più alto del podio dell'Olympiastadion costruito da Albert Speer per volontà del Fuhrer.
Di Mario Mucciarelli. Adattamento e regia di Sergio Ferrentino
Con: Daniele Ornatelli, Roberto Recchia
E’ il 22 luglio 1945. Siamo in Nord Dakota, ed è in corso una partita di baseball. Il pubblico è composto da bianchi. Nell’intervallo un corridore di colore sfida prima i più veloci tra i giocatori delle due squadre, poi addirittura un cavallo da corsa. Fa caldo, ma Jesse, trentatre anni e un fisico invidiabile, sembra pronto a ripetere il solito spettacolo: l’uomo che corre più veloce del cavallo. Il vero spettacolo però sarà quello legato alle sue 4 medaglie d’oro alle Olimpiadi di Berlino nel 1936.
Adattamento e regia di Sergio Ferrentino
Con: Daniele Ornatelli, Alessandro Castellucci
E' il 27 ottobre 1968. Siamo praticamente al sipario. Si corre la gara di chiusura: la maratona. A vincerla è l'etiope Mamo Wolde, ma non sarà lui quello che verrà ricordato. Il protagonista vero è invece uno sconosciuto atleta della Tanzania che si chiama John Stephen Akhwari che al chilometro diciannove cade e si fa male. Ha una spalla malconcia, una gamba sanguinante. Non è neanche in grado di appoggiare il piede e il traguardo è lontano. Lontanissimo: 23 chilometri. Ma come dice un antico proverbio africano “Mille passi cominciano sempre da uno”
Di Antonio La Torre. Adattamento e regia di Sergio Ferrentino
Con: Eleni Molos, Cinzia Spanò
A Sidney tutto è pronto per la cerimonia di chiusura delle XXVII Olimpiadi. Alcuni giornali australiani hanno scritto “domani finisce la ricreazione e torneremo ad occuparci di meteo, di surfer inseguiti dagli squali, e ci sentiremo nuovamente lontani dal resto del mondo”. Ma oggi è il giorno della finale del K1 500, gara di canoa , tra le finaliste Josefa Idem, classe 1962. Josefa è alla quinta Olimpiade, sicuramente l’ultima.
Di Luca Gattuso. Adattamento e regia di Sergio Ferrentino
Con: Cinzia Spanò, Eleni Molos
Uno degli aspetti positivi di cui godono i paesi organizzatori delle Olimpiadi è quello di poter iscrivere atleti in tutte le gare. Non servono tempi di qualificazione o misure da raggiungere. Non ci sono selezioni da superare. Il posto è garantito. Per gli Stati Uniti le Olimpiadi del 1996 ad Atlanta rappresentavano un momento determinante della storia sportiva della nazione. Dal 1968 in Messico non primeggiavano nel medagliere. E la ginnastica artistica era una delle discipline su cui si puntava. Nel concorso a squadre femminile non si era mai vinto. Era il momento di dare una svolta alla tradizione. Infatti a meno di clamorose debacle al volteggio potrebbe arrivare l’oro. Sulla pedana salgono prima la più giovane della nazionale Dominique Moceanu e infine Kerri Strug. Per vincere la gara non si deve sbagliare.
Di Gianmarco Bachi. Adattamento e regia di Sergio Ferrentino
Con: Roberto Recchia, Fabio Banfo
L’uomo che nel 1997 corre lungo le strade di Tokyo portando la torcia dei giochi invernali di Nagano non è una leggenda olimpica. O perlomeno non lo è in senso classico. Non ha realizzato imprese colossali, frantumato record mondiali o dato vita a duelli memorabili in pista. Grazie a una storia che se non fosse vera sarebbe un romanzo d’avventura. Di quelli in cui si lotta per la sopravvivenza. Il nome del protagonista di questa storia è Louis Zamperini.
Di Flavio Stroppini. Adattamento e regia di Sergio Ferrentino
Con: Nicola Stravalaci, Daniele Ornatelli
“Lunedì 6 corrente furono organizzate le feste per i giuochi olimpici. L'aspettativa grandissima che vi era per questi giuochi non fu certamente superiore al risultato. La prima giornata fu splendida e per il concorso del pubblico e per i giuochi stessi che dal lato sportivo nulla lasciarono a desiderare.” Così scrisse la neonata Gazzetta dello Sport il 13 aprile 1896. I 6 fotografi inviati dalla Kodak si divertirono a comporre immagini come fossero statue. 16 giornalisti scrissero, documentarono e inventarono. Tra gli atleti Louis Arnold Zutter, svizzero, specialista del cavallo con maniglie.
Di Antonio La Torre. Adattamento e regia di Sergio Ferrentino
Con: Nicola Stravalaci, Alessio Maria Romano
E’ l’alba del 5 settembre a Monaco di Baviera. I Giochi delle XX Olimpiadi dell’era moderna stanno per entrare nella seconda settimana. Tutto il mondo, non solo quello sportivo , parla di un nuotatore statunitense, Mark Spitz, vincitore di ben 7 medaglie d’oro, sette record del mondo. E’ l’alba quando, nel villaggio olimpico ancora addormentato, otto uomini scavalcano senza difficoltà la rete di recinzione. Sono armati, fanno parte di un commando dell’organizzazione palestinese “Settembre nero”. E’ l’alba e qualcuno bussa alla porta della camera di Mark Spitz.
Di Antonio La Torre. Adattamento e regia di Sergio Ferrentino
Con: Daniele Ornatelli, Nicola Stravalaci
Michael Phelps nel 2000 aveva solo 15 anni, ma nuotava già alle Olimpiadi di Sidney. Quattro anni più tardi arriva all’edizione di Atene 2004 con l’intenzione di battere il record dei sette ori di Mark Spitz. Ci va vicino, ma non riesce nell’impresa: si porta a casa 6 ori e 2 bronzi. Si prepara già per le Olimpiadi di Pechino 2008: il suo unico obiettivo è conquistare le otto medaglie olimpiche. Decolla dagli Stati Uniti con quello scopo.
Di Gianmarco Bachi. Adattamento e regia di Sergio Ferrentino
Con: Daniele Ornatelli, Nicola Stravalaci
19 luglio 1996, Atlanta. Cerimonia d'apertura della ventiseiesima olimpiade. La fiaccola olimpica entra nello stadio portata dal lanciatore del disco Al Oerter,poi passa nelle mani del campione del mondo dei pesi massimi Evander Holyfield e della vincitrice dei 100 ostacoli di Barcellona Voula Patoulidou. L'ultimo tedoforo è la nuotatrice statunitense Janet Evans che si inerpica su per le tribune. In cima, ad attenderla, c’è qualcuno che la aspetta dietro una quinta. Ancora invisibile agli spettatori e agli occhi delle telecamere. E' l’uomo che gli organizzatori hanno scelto per l’accensione del braciere olimpico. Non un semplice atleta, ma una leggenda.
Di Gianmarco Bachi. Adattamento e regia di Sergio Ferrentino
Con: Cinzia Spanò, Linda Caridi
Dieci. La perfezione. Un punteggio che alle olimpiadi, nella ginnastica artistica, non si era mai visto prima. Non c'era riuscita Korbut, dominatrice di Monaco '72. Non c'era riuscita Latynina che di medaglie olimpiche ne aveva vinte addirittura diciotto. Per la perfezione si sarebbe dovuto attendere il 1976. E una ragazzina rumena di quattordici anni.
Si chiama Nadia Comaneci. Quando si presenta in pedana per l'esercizio alle parallele asimmetriche ha un body bianco, il numero 73 e i capelli raccolti in un codino. Si alza un istante sulle punte, prende una breve rincorsa e poi …
Di Mario Mucciarelli. Adattamento e regia di Sergio Ferrentino
Con: Nicola Stravalaci, Daniele Ornatelli
Londra, 6 agosto 2012. E’ in corso la gara della carabina a 50 metri tre posizioni. Si spara sdraiati, seduti, in piedi. Le Olimpiadi sono l’unica vera vetrina per il tiro a segno, uno di quelle discipline che trovi nella pagina “altri sport” dei giornali sportivi. Se le trovi. Il dominatore è un italiano, Niccolò Campriani. Arriva ai 10 tiri finali con un vantaggio di 8 punti., solo lui può buttare via tutto. E sembra intenzionato a farlo. Gli avversari nei primi 9 colpi gli recuperano poco più di 2 punti. Manca un solo colpo a Niccolò per vincere il titolo. L’ultimo colpo.
Di Veronica Tosetti. Adattamento e regia di Sergio Ferrentino
Con: Eleni Molos, Patrizia Salmoiraghi
Le Olimpiadi di Monaco ‘72 si ricorderanno sempre per l’attentato di Settembre Nero. Se ti concentri riaffiorano personaggi come Olga Korbut, Valerj Borzov, l’URSS che batte per la prima volta la squadra americana a basket e sopra tutti Mark Spitz: sette medaglie per sette record. Ma per lo sport italiano questa olimpiade è degna di essere ricordata per un motivo particolare. Le medaglie olimpiche di Novella Calligaris, le prime mai ottenute da nuotatori italiani nella storia.
Di Mario Mucciarelli. Adattamento e regia di Sergio Ferrentino
Con: Patrizia Salmoiraghi, Cinzia Spanò
Ci sono storie che trovano il loro senso più profondo solo a riguardarle dopo tanto tempo. E ci sono altre storie che sono come prove di velocità, e quello che vogliono dire lo dicono nei pochi secondi o minuti in cui si svolgono. La storia di Ondina Valla, eclettica atleta italiana attiva negli anni ‘30, a quale delle due appartiene? Ondina Valla ebbe la sua grande occasione nel 1936, alle Olimpiadi di Berlino. Le Olimpiadi di Hitler e di Jesse Owens.
Di Luca Gattuso. Adattamento e regia di Sergio Ferrentino
Con: Gabriele Calindri, Daniele Ornatelli
Fai una cosa che ti sembra straordinaria. E Ti rendi conto che non è proprio la cosa più semplice in un’Olimpiade. Ma non ne puoi godere a pieno l’eccezionalità, perché quando verrà, non battuta, ma solo eguagliata, tu non ci sarai già più. E’ quello che è successo a Paavo Nurmi, il finlandese volante. Così era stato soprannominato. La cosa eccezionale che Nurmi ha fatto è stata vincere nella stessa edizione delle Olimpiadi la gara dei 1500 metri e quella dei 5000. Il 10 luglio 1924, a Parigi, dopo che nei due giorni precedenti, Nurmi aveva corso le batterie di entrambe le gare.
Scritto e diretto da Sergio Ferrentino
Con: Dario Sansalone, Edoardo Lomazzi, Roberto Recchia
Si possono ricordare i dettagli di quella foto. 1968 Città del Messico, Tommie Smith e John Carlos sul podio. Pugno destro Smith sinistro Carlos, sguardo in basso. Smith ha una scatola nella mano sinistra tutti e due sono scalzi… Poi c’è quello che è arrivato con loro… di solito non ricordiamo il nome, ma è quello senza guanto. Un bianco in mezzo a due "negri", come si diceva senza le virgolette una volta. E' Peter Norman. E prima di uscire dal tunnel indossa la coccarda dell’Olympic Project for Human Rights.
Adattamento e regia di Sergio Ferrentino
Con: Gabriele Calindri, Daniele Ornatelli
Se nasci in Italia, a Barletta, e decidi di intraprendere la carriera di velocista, forse fin dall’inizio intuisci che tutto sarà più difficile, complicato. E dovrai impegnarti molto più dei tuoi avversari e concorrenti per ottenere risultati di alto livello. Il talento non basta se nasci a Barletta e non hai neanche una pista su cui allenarti. Non è sufficiente se al talento non aggiungi due fondamentali elementi: un tecnico che sappia sviluppare le tue potenzialità e una dedizione al lavoro a dir poco maniacale.
Di Gianmarco Bachi. Adattamento e regia di Sergio Ferrentino
Con: Daniele Ornatelli, Gabriele Calindri
Quella di Richard “Dick” Norris Williams potrebbe essere una storia notevole, ma per forza non più notevole di altre. Quella di un tennista, tra i migliori al principio del '900, quando il tennis era ancora un passatempo per le classi agiate. Un campione con dei successi e degli allori, ma in fondo niente altro da segnalare. Ciò che invece ha reso eccezionale la sua storia è l'aver incrociato una delle grandi tragedie della sua epoca. Di quelle che non si sono mai smesse di raccontare. Il porto è quello di Cherbourg. La nave è il transatlantico più grande e lussuoso del suo tempo: il Titanic.
Di Flavio Stroppini. Adattamento e regia di Sergio Ferrentino
Con: Alessio Maria Romano, Nicola Stravalaci, Margherita Saltamacchia
Di un grande sportivo ricordi le vittorie. Oppure le giocate fuori dall’ordinario. Ci sono alcuni uomini che nel mezzo di un campo da gioco riescono a farci dimenticare ogni patema del quotidiano. Rendono possibile quello che non dovrebbe esserlo. Tra questi uomini, che se ne infischiano delle regole fisiche, c’è un tennista. Il miglior tennista di tutti tempi. Roger Federer. 17 slam, coppa Davis, 6 master, 237 settimane consecutive al numero 1 della classifica ATP e decine di record polverizzati. La sua prima Olimpiade risale al 2000, perse la finale per il bronzo, ma in quell’occasione conobbe sua moglie. Ad Atene e a Pechino portò la torcia olimpica. Nel 2012 arrivò in finale, dopo aver vinto il suo settimo Wimbledon. Tra il pubblico le due figlie gemelle. L’avversario: Andy Murray.
Di Gianmarco Bachi. Adattamento e regia di Sergio Ferrentino
Con: Linda Caridi, Cinzia Spanò
E' il 19 agosto del 2008. C'è il sole a Pechino. Nello stadio olimpico a forma di nido si corre la quinta batteria dei 200 metri donne. La prima a tagliare il traguardo è la giamaicana Veronica Campbell Brown in 23”04. L'ultima è una ragazza di 17 anni, alta e magra, con i pantaloncini lunghi fino alle ginocchia, una fascia tergisudore sulla fronte e le scarpe regalatele da un'atleta della squadra sudanese. Chiude in 32”16. “E' stato molto bello” dice. “Farò del mio meglio per non essere ultima la prossima volta”. Quella ragazza si chiama Samia Yusuf Omar. Ha diciassette anni ed è l'unica atleta somala a partecipare alle olimpiadi.
Di Antonio La Torre. Adattamento e regia di Sergio Ferrentino
Con: Francesca Zucchero, Patrizia Salmoiraghi
Stadio Lenin, Mosca,26 luglio 1980. Finale del salto in alto. In pedana due donne: la tedesca dell’Est Rosemarie Ackermann, prima donna al mondo a superare il “muro” dei due metri, già campionessa olimpica a Montreal 1976 e Sara Simeoni, medaglia d’argento a Montreal, alla quale è “toccato” per ben due volte alzare l’asticella a 2,01 metri. Tutti gli esperti si attendono questo duello, il pallottoliere degli scontri diretti dice 6 a 2 per la Ackermann. Ma è la Simeoni, con il suo record del mondo , a vestire i panni della favorita.
Di Gianmarco Bachi. Adattamento e regia di Sergio Ferrentino
Con: Fabio Banfo, Dario Sansalone, Roberto Recchia
E' il 25 marzo 1972 al Cross Country Championships di Hillingdon. A vincere è un certo Kirk Dumpleton. Di lui non si parlerà mai più. Di altri due che arrivano al traguardo invece si. Secondo è un sedicenne di nome Stephen Michael James Ovett. Più indietro, in decima posizione, un quindicenne: Sebastian Newbold Coe. Sebastian Coe e Steve Ovett. Ovvero la rivalità perfetta. Non c'è sceneggiatore al mondo che avrebbe potuto immaginarla altrettanto bene. Il nice boy e il bad boy.
Di Luca Gattuso. Adattamento e regia di Sergio Ferrentino
Con: Claudio Moneta, Nicola Stravalaci
Quando si studia la storia di una disciplina sportiva nasce scontato il dibattito su chi sia il più forte di tutti i tempi. E non sempre è facile determinarlo. Poi ci sono discipline in cui il dibattito neanche nasce. Si apre e si chiude nello stesso istante. Una di queste è il salto con l’asta maschile, dove nessuno oserebbe eccepire alcunché di fronte al nome del leader incontrastato della classifica di tutti i tempi: Sergey Bubka.
Di Gianmarco Bachi. Adattamento e regia di Sergio Ferrentino
Con: Roberto Recchia, Daniele Ornatelli
E' l'alba del 5 settembre 1972. Il marciatore israeliano Shaul Ladany si sveglia di soprassalto nel suo letto del villaggio olimpico di Monaco. E' andato a dormire da poco. Fino alle 3 aveva ritagliato gli articoli di giornale che parlavano della sua gara: la 50 chilometri di marcia, In quel momento il sangue di Moshe Weinberg è già sull'asfalto. Il suo corpo è crivellato dai colpi di kalashnikov del commando di Settembre Nero. I terroristi hanno fatto irruzione attorno alle 4.30 nelle unità 1 e 3 di Connolystrasse dove risiedono gli atleti israeliani. Hanno preso in ostaggio 9 persone tra atleti, allenatori e tecnici.
Di Mario Mucciarelli. Adattamento e regia di Sergio Ferrentino
Con: Nicola Stravalaci, Alessio Maria Romano
I giochi olimpici di Seul, capitale della Corea del sud, furono gli ultimi giochi olimpici prima della caduta del muro di Berlino. Siamo nel 1988, alle porte di una nuova era. Quando Sohn Kee Chung, conosciuto anche come Son Kitei, più di settant’anni, arzillo, scattante, fa il suo ingresso nello stadio con la torcia olimpica in mano, il pubblico coreano, e non solo, esplode in un applauso commosso. Un piccolo vecchio uomo fragile e forte allo stesso tempo, che corre con una scioltezza incredibile, saluta il pubblico, sorride come forse non aveva mai fatto prima. Non tutti conoscono la sua storia, e le ragioni per cui la sua presenza vuol dire così tanto per la Corea del Sud. Perché questa è una storia di più di mezzo secolo prima.
Di Gianmarco Bachi. Adattamento e regia di Sergio Ferrentino
Con: Claudio Moneta, Daniele Ornatelli
Non ce n'è. O sei inglese o segui il canottaggio, oppure il nome di Steve Redgrave rischia di non dirti abbastanza. Eppure è il nome di una delle grandi leggende della storia dell'Olimpiade. Cinque medaglie d'oro in cinque edizioni consecutive dei giochi. Poco importa che ci siano atleti che alle olimpiadi hanno vinto più di lui, magari anche solo nella stessa edizione dei giochi. Poco importa che il pistard Cris Hoy gli abbia strappato nel 2012 a Londra il record di atleta inglese più medagliato di sempre. Steve Redgrave, resta un monumento.
Di Luca Gattuso. Adattamento e regia di Sergio Ferrentino
Con: Edoardo Lomazzi, Roberto Recchia, Fabio Banfo
Teofilo Stevenson, pugile cubano a cavallo degli anni ’70 e ’80 ha vinto quasi tutto, ma ha anche subito le sue sconfitte. Venti. Venti combattimenti li ha persi su 321. Quando Don King, gli offrì una borsa di 2 milioni di dollari per combattere contro Mohammed Alì lui rispose: “Preferisco l’affetto di 8 milioni di cubani al valore di 2 milioni di dollari. E non cambierò la mia opinione per qualsiasi cifra mi potrà offrire”. Teofilo Stevenson era questo e tanto altro.
Di Flavio Stroppini. Adattamento e regia di Sergio Ferrentino
Con: Daniele Ornatelli, Nicola Stravalaci
Uno, due! Uno due! Uno due! Rigido. Di solito gli atleti del getto del peso sono così. Elefanti in cristalleria. Lo sai che prima o poi si voltano e fanno cascare tutto quanto. Lui no. Werner Günthör da Uttwil, canton Turgovia, Svizzera, sembrava danzare. Quando camminava e quando lanciava la sfera di 7 chili e 270 grammi a più di venti metri di distanza. Da dove gli veniva tutta quella eleganza?
Di Mario Mucciarelli. Adattamento e regia di Sergio Ferrentino
Con: Cinzia Spanò, Patrizia Salmoiraghi, Daniele Ornatelli
Nel 1960, l’anno dei giochi olimpici di Roma, negli Stati Uniti ci sono Stati in cui i neri non possono entrare negli stessi bar dei bianchi; la sola idea di un matrimonio misto fa tremare di inquietudine anche la stragrande maggioranza dei liberal. Lo sport è un buon modo per emanciparsi, come aveva dimostrato Jesse Owens. Wilma Rudolph nasce nel 1940, ventesima figlia su ventidue di una famiglia non certo ricca, a Clarksville, Tennessee. Wilma è una promessa dell’atletica leggera. Fa parte di un gruppo di atlete allenate dal coach Ed Temple: le Tigerbelles. Un pugno di velociste nere che Temple sta seguendo tra mille difficoltà. Inflessibile e severo, si prende cura di ogni aspetto della crescita delle ragazze. Ed Temple non immagina che sarebbe stata proprio lei a infrangere una delle regole principali che aveva dato alle sue Tigerbelles: niente madri in squadra.
Autore, conduttore e regista radiofonico. Direttore dei programmi di Radio Popolare per 15 anni, in RAI ha dato vita a trasmissioni come Caterpillar e Catersport. Con Bar Sport, a Radio Popolare, ha commentato le Olimpiadi dall'84 al '96 oltre che Mondiali ed Europei di calcio dall'86 al 2000. Con Catersport, in Su Rai Radio2, ha seguito i Giochi Olimpici dal 2000 al 2008 e i principali eventi calcistici fino ai Mondiali del 2002.
Ha insegnato tecniche del linguaggio radiofonico e drammaturgia radiofonica presso Scuola Holden e la IULM di Milano, collaborato con varie università e altre radio tra cui Radio24, ideando e conducendo il programma sportivo "Dai&Vai", e Radio Svizzera.
Scrive cose e vede poca gente. Ma soprattutto parla, ai microfoni di Radio Popolare, di cui è stato direttore dei programmi per 10 anni. Come autore satirico è nello staff di Spinoza. Come autore tragico scrive epigrammi sulle pareti degli ascensori. Non scrive libri perchè preferisce leggerli. Ha collaborato o collabora con Radio Rai, RSI, Diario, Linus, Marie Claire e molte altre testate. Per non dover andare in palestra nei tempi morti ha fondato l'agenzia di comunicazione Clinc.
E’ stato l’allenatore di Ivano Brugnetti: campione olimpico nella 20 km di marcia ad Atene 2004, campione del mondo 50 km marcia a Siviglia 1999 e primatista mondiale 10 km pista. Antonio è anche professore associato in Metodi e Didattiche delle Attività Sportive, presso la Scuola di Scienze Motorie dell’Università degli Studi di Milano e membro del Comitato Tecnico-Scientifica & Coordinatore Advisor of Coaching della FIDAL (Federazione Italiana di Atletica Leggera). Da fine settembre 2018 è Direttore Tecnico FIDAL delle squadre nazionali assolute.
Nato a Milano, cresciuto a Milano, probabilmente morirà a Milano anche se aspira a farlo a Genova, sua città di adozione. A 21 anni inizia ad intasare l'etere nella redazione di Radio Popolare per poi passare da Radio1 Rai, Radio2 Rai e Radio24. Giornalista.
Segue un po' tutti gli sport (è fra i pochi a conoscere le regole di curling e cricket), ne ha praticati molti tra cui lancio del giavellotto, canoa, pattinaggio e hockey su ghiaccio.
E' Consigliere Federale della Federazione Italiana Cronometristi.
Autore in prosa, poesia e di reportage giornalistici. È anche autore e regista teatrale. Da anni scrive e dirige radiodrammi per la Radio della Svizzera Italiana Rete Due. Alcune sue sceneggiature sono state presentate in vari festival cinematografici internazionali. Suoi i progetti transmediali www.levoyagedorient.ch, www.ilviaggiodiarnold.ch, www.s14.ch che uniscono radiofonia, video, teatro e letteratura. Insegna "narrazione del reale" al Conservatorio Internazionale di Scienze Audiovisive di Lugano (Svizzera) e alla Scuola di Storytelling & Performing Arts Holden di Torino (Italia). www.flaviostroppini.com
Nasce e studia a Bologna, poi va a Roma per frequentare il corso “Raiscript” di sceneggiatura, poi torna a Bologna, poi si trasferisce vicino a Milano, poi si vedrà. Dal 2006 al 2012 lavora come lettore per Medusa Film. Autore per TV, radio, cinema, cabaret, teatro, ha scritto il film “The space between” di Ruth Borgobello, che uscirà nel 2016, prima coproduzione Italia-Australia. Dal 2008 tiene corsi di scrittura e seminari di cinema in giro per l’Italia.
Nasce a Buenos Aires nel 1971, direttore artistico della compagnia Macrò Maudit di Milano, all'interno della quale opera come autrice, attrice ed insegnante di recitazione.
Ha collaborato, tra gli altri, con il teatro Menotti, il Teatro Filodrammatici e il Teatro Libero di Milano.
Si occupa di radiofonia da prima della laurea, negli ultimi anni con Fonderia Mercury, Università IULM e RSI. Scrive di sport su L'Ultimo Uomo e su Rovesciate.com; ha fatto parlare e ha parlato di gesti atletici a Radio24, come redattore e inviato di "Dai&Vai", e a DeejayTV nella rubrica sportiva di OccupyDeejay. Vive a Milano ma ha accento veneziano.
Diplomata alla nuova Scuola Holden di Torino, con specializzazione in scrittura non-fiction e giornalistica. In una vita precedente ha studiato giapponese all'università. Scrive per webzine e testate online come Soft Revolution, Cafébabel e Collage Mag. Crea audio-documentari e racconti per Gwendalyn Radio e per il web, e nutre una smodata passione per fumetti e graphic novel.