Svergognando la morte (70’41’’) LIVE IN STUDIO

 4,00

liberamente tratto da “Il seminatore” di Mario Cavatore
adattamento e regia di Sergio Ferrentino
musiche originali di Geza Hosszu-Legocky

con: R. Farina, A. Di Bono, C. Moneta, S.Nicosia, C. Broggini, A. Ballerio, G. Calindri, A. Romano, M. Coldesina, F. Vettori

SINOSSI Nel 1939, quando l’odio verso certi popoli segnava il mondo, molti rom si erano rifugiati in Svizzera prendendo la cittadinanza elvetica per non essere espulsi e sottoponendosi ad alcuni obblighi: mandare i figli a scuola, pagare le tasse, prestare servizio militare. Tra questi c’era Lubo, che durante la leva riceve una notizia terribile: i suoi figli sono stati rapiti e la moglie, cercando di proteggerli, è stata uccisa.
Questa non è violenza, è legge. Un giudice ha sancito che una famiglia rom non può garantire condizioni igienico-sanitarie adeguate alla crescita dei bambini, assegnando i piccoli al progetto Kinder der Landstrasse, attivo in Svizzera dal 1926 al 1973. La singolare vendetta di Lubo risponde alla violenza con l’amore, ma finirà col generare altro odio.

liberamente tratto da “Il seminatore” di Mario Cavatore
adattamento e regia di Sergio Ferrentino
musiche originali di Geza Hosszu-Legocky

con: R. Farina, A. Di Bono, C. Moneta, S.Nicosia, C. Broggini, A. Ballerio, G. Calindri, A. Romano, M. Coldesina, F. Vettori

SINOSSI Nel 1939, quando l’odio verso certi popoli segnava il mondo, molti rom si erano rifugiati in Svizzera prendendo la cittadinanza elvetica per non essere espulsi e sottoponendosi ad alcuni obblighi: mandare i figli a scuola, pagare le tasse, prestare servizio militare. Tra questi c’era Lubo, che durante la leva riceve una notizia terribile: i suoi figli sono stati rapiti e la moglie, cercando di proteggerli, è stata uccisa.
Questa non è violenza, è legge. Un giudice ha sancito che una famiglia rom non può garantire condizioni igienico-sanitarie adeguate alla crescita dei bambini, assegnando i piccoli al progetto Kinder der Landstrasse, attivo in Svizzera dal 1926 al 1973. La singolare vendetta di Lubo risponde alla violenza con l’amore, ma finirà col generare altro odio.